Un nuovo Michelangelo: ritrovata una tela del Giudizio Universale dopo secoli

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È stata annunciata la scoperta straordinaria di un'opera del Giudizio Universale ad olio su tela, ritenuta un'opera perduta di Michelangelo.

Amel Olivares, una esperta di arte rinascimentale, ha ritrovato un'opera nota come il Giudizio Universale di Ginevra, un dipinto a olio su tela scomparso da circa un secolo e attribuibile a Michelangelo. Questo grazie a dettagli distintivi simili a quelli del famoso affresco nella Cappella Sistina. Elementi come una raffigurazione di Cristo imberbe e angeli raffigurati senza ali né aureole, la dinamicità delle figure e la presenza di personaggi solo abbozzati sono indicativi dello stile del maestro rinascimentale, come sottolineato da Ansa. Amel Olivares e il monsignor José Manuel del Rio Carrasco, dopo otto anni di ricerche, hanno annunciato questa scoperta potenzialmente rivoluzionaria.

Il duo, insieme a un team di ricerca, ha rinvenuto questa opera in un caveau a Ginevra, Svizzera. Il dipinto, di dimensioni 96,52 x 81,28 cm, appartiene a una compagnia americana e si crede che Michelangelo lo abbia realizzato tra il 1545 e il 1558. Ciò che ha colpito gli studiosi non è solo il ritrovamento stesso ma il fatto che l'opera sia stata eseguita ad olio su tela, una tecnica rara per il Maestro, e che rappresenta un esempio unico nel suo genere. Si pensa che il dipinto fosse un dono di Michelangelo al pittore Alessandro Allori, che lo utilizzò come modello per realizzare una Pala d'Altare nella Basilica Santissima Annunziata di Firenze.

Questa scoperta dimostra che Michelangelo era a conoscenza e utilizzava la tecnica dell'olio, appresa probabilmente da Sebastiano dal Piombo, arrivato a Roma nel 1512. L'opera, che ha avuto vari proprietari nel corso dei secoli, si presenta oggi in eccellenti condizioni. Olivares, riportato da Ansa, spiega che Allori, considerato figlio adottivo di Agnolo Bronzino, ebbe l'opportunità di studiare da vicino le tecniche di Michelangelo durante il suo soggiorno a Roma tra il 1554 e il 1560. Fu la famiglia Montauto a commissionare ad Allori l'ornamento della propria cappella privata nella Basilica di Firenze. Allori si ispirò al bozzetto ricevuto in dono da Michelangelo per creare un'imponente Pala d'Altare, come testimoniato dalle parole latine scritte sulla parte inferiore del dipinto originale, scoperto attraverso l'analisi spettrografica.

Pubblicato il: 15/05/2024

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