Frase di Andrea Emo
Quando il nostro pensiero intuisce qualche verità nuovissima, ci sembra sempre che siamo ritornati in noi stessi sulle rive del nostro antico essere − che si sollevi il velario dell'oblio.
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Frasi affini
Una stanza. Una valigia lilla ed una raspa, ricadente mandorla - una sacca - l'ombra di gigli sull'attaccapanni, fa un cappotto d'incerati trucioli la notte. Nello specchio una stanza. Ha due porte, improbabili comparti, in due metà si scinde il trompe l'œil dei giardini di Bordeaux, rallumina il vecchio poster de Le Procope nel cigolio di porticine, nell'occhio fisso di stupore un chiodo viola regge un quadro di scarlatti, solidago un vaso di puntine. ... Sul chiavistello s'impaura, pallido geco, del vuoto della parola che trabocca, di sogni e mete trafitti da un inganno, ciò che ristagna - opalescenza - in una coppa di vestigia, a mezza voce, di finestre cieche, smesse cartografie sulle vetrate degli Atenei. Una linea s'infittisce sul vizio della serratura - fascio di luce in una tazza di caffè - risplendono di una bellezza resa le fave sui tavoli ed il pane, al centro dell'aura sul davanzale - raggiato faro di legno - fa da sipario agli assecchiti vanni l'ansa poco illuminata, lo sgocciolìo della fruttiera ritaglia sul velario una ciliegia blu sullo stuoino. (STIMMUNG - I Parte).
Inserita il 07/07/2023 alle ore 12:15
Vedi Gregor come si sbricia la pagina del tempo, ti specchi nell'amore nell'occhio che s'incurva, si stenebra lo scheggio, dell'inope vigliaccio non resta che uno stocco, questa estraneità della bellezza, dell'armonia stravolta in un catino di mondiglia. E si affannava in petto il suono della cetra, il movimento di abscisse code, nell'agoraio sparve un velario di cetonie; alla pispillòria si oppose il gracidio di raganelle, al chiòccio un sommerso sibilo. Non so se più sofferse a conciliare il mortaio col pestello, tùrbinava sul viale lo sfoglio della spera, enfiava sul ciglio un mielato di lapilli, neppure le radici s'avvitavano al torpeo calcagno, ai rugginiti corrimani, a chi s'illuse di trovare linfa nelle lame di dubbiati arcani. Non di rado nel carnet s'arresta la grammuffa del parolaio, la gravezza della quiete in bigie rubrìche, in un pulviscolo di nomi ti smemorò il serrato ghigno. Sdruccioli greppi trafiggono il tempo ed il suo giogo, sortiva in esso un sogno il rostro del cappello sulla fronte; l'arte non ritempra la gabola di stilèmi lo svàrio di parole rare nel folto della crepa, non scevra il disgrammato peso sullo sfondo, il respiro denso della melitèa sulla plafoniera. IL SENSO BREVE DELLA FORMA (Wabi-sabi)
Inserita il 02/08/2022 alle ore 08:55
Altre frasi di Andrea Emo
Andrea Emo Capodilista (Battaglia Terme, 14 ottobre 1901 – Roma, 11 dicembre 1983) è stato un filosofo italiano.
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Scritto da Utente anonimo
Il 11/12/2024 alle ore 14:38
Una frase che sembra una poesia
In risposta al commento di Utente anonimo
Scritto da Utente anonimo
Il 05/12/2024 alle ore 15:46
Da dove è tratta?
Tratta dalla commedia "Measure for Measure" di William Shakespeare
Dio non ha voluto popolare la Terra di stoici come Socrate, ma di uomini e cioè di esseri capaci di coraggio e al tempo stesso soggetti alla paura, esattamente come accadde al Gesù fatto uomo.
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