Frase di Thea Matera
Le strade già profumano di zucchero filato, di arance e di canditi. Lumeggiano le stelle e l'agrifoglio, la nebbia silenziosa avvolge i comignoli di vecchie case, dove ancora arde la legna nelle stufe, e l'aria s'accende di ricordi. Ho disegnato il mio alberello sopra un foglio, l'ho guardato, spoglio... L'ho colorato. Verde intenso il mio alberello di carta, un piccolo abete solitario nell'ispida bruma di luci discoste, su bianca distesa. M'è tornato in mente che fra poco è Natale, ed il mio alberello, al centro del foglio, mi fissa... Composto, sul foglio liscio, in assenza di tempo e lampi, di torpidite zolle. - Thea Matera Composition en vert (Il mio alberello di carta)
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Le strade già profumano di zucchero filato, di arance e di canditi. Lumeggiano le stelle e l'agrifoglio, la nebbia silenziosa avvolge i comignoli di vecchie case, dove ancora arde la legna nelle stufe, e l'aria s'accende di ricordi. Ho disegnato il mio alberello sopra un foglio, l'ho guardato, spoglio... L'ho colorato. Verde intenso il mio alberello di carta, un piccolo abete solitario nell'ispida bruma di luci discoste, su bianca distesa. M'è tornato in mente che fra poco è Natale, ed il mio alberello, al centro del foglio, mi fissa... Composto, sul foglio liscio, in assenza di tempo e lampi, di torpidite zolle.
Tra poco è natale... Le strade già profumano di zucchero filato, di arance e di canditi. Lumeggiano le stelle e l'agrifoglio, la nebbia silenziosa avvolge i comignoli di vecchie case, dove ancora arde la legna nelle stufe, e l'aria s'accende di ricordi. Ho disegnato il mio alberello sopra un foglio, l'ho guardato, spoglio... L'ho colorato. Verde intenso il mio alberello di carta, un piccolo abete solitario sopra bianca distesa... M'è tornato in mente che tra un pò è natale, ed il mio alberello, al centro del foglio, mi fissa... Composto, sul foglio liscio, in assenza di tempo.
Andavamo, ebbre lanterne, per mostre d'arte in cerca di ludiche anticaglie, propaggini frugali, a guardare, tèndini, la piega fatalista, la miccia di frumento, la luce mutevole del pettine rado, l'assedio dell'onda di fango. Non si ravvede il canto ribelle - corde pulsum tangite - la foto strappata di un volto, il lembo dell'occhio nero a destra della luna, di lampade ad olio nella foschia di pece, un canto di nebbia di algide presenze in abito da sera. Moire gravitano sulla lama del foglio, in un'aria di fosforo limano il filo di lana sulla rotaia punta, sul contorno di balze sforbiciate di fossili alpestri, fintantocchè non giunga in limine il polso flesso. Fà che sia importante il fondo di ogni verso, ricopia ogni parola sulla campata sdrucciola, ricopri la parola da ogni lato, non perderla fra brogli d'orzo e zampe di cristelle. Il lupo fissa di lontano il paesaggio innevato e, solitario, si perde nel corrusco, dove il poeta rude zufola del croco e di noccioli nivei, e l'orologio molle mostra l'ora inerme sulla costa di tormalina. Thea Matera (Baignè par la Lumière) ©️
Dove finisce la poesia non consumata, il verso non trattenuto -irrespirato cielo- la parola non compresa, l'incauta scritta in gromme di cemento; cosa rimane della poesia derisa, scostata, della poesia invenduta e le sue dune, dello scurato pregio nelle vene di pennate, nelle lamine di retinervie, di tutta questa poesia offerta in pasto alla sostanza indocile, ad aride lagnanze. Ne resta il disunito lembo di acrostici slogati in incompite cale, la digrumata stele, la spocchia decadente nel cincischìo di epigoni, nei baci di fiele disseminati sulle pagine di polvere di Poeti Scapigliati. Come chiama il poeta il profumo e la sua rosa, il tedio di giunchi assolati nei lobi di rotonde, le fulve chele di una perduta stella? Inizia in rime sciolte il pamphlet sur la revanche, la luna non è lontana ora che si discosta la marea sizigiale dai ceppi atterrati, e la notte è una stanza di carta. Stornai nientificati equivoci di voci nel diacronico deflesso che s'annida fra i pronomi, ti dimenticai nei respiri di malmostose alghe, in bisillabe disciolte nella mano dello scriba; non fu chiarore di strade il verdito mento, il tizzo rosso della chiosa. La festuglia del Fosco disarma la grafia, per poco s'intuiva la sottile allegoria, si stranisce l'òmero nel colore delle gote, ricade sul davanzale il tempo e la sua storia. Cosa rimarrà del verseggiato campo, del vùlture a perlustrare il giorno che rinasce alla poesia? ABGRUND (In fieri - La Pagina Bianca)
Inserita il 29/05/2022 alle ore 11:35
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E ti sveli all'alba come d'incanto, emergi dall'assenza, dal cuneo cremisi della pietra angolare, dal delta della volta, dall'angolo casuale della pietraia, nelle differenze degli eguali, la direzione accidentale, l'orbita olivina di una tela di Magritte. Quante sequenze fa il quadro d'aria, nella cornice accesa che non spiove, contorna la coerenza del Cinema d'Essai, aggranellate stelle di fiori ottanio. Temi il silenzio che non s'appunta, la geografia dimensionale, la parabola ascendente, la riga di sudore della siepe, la falce crescente di zaffiro. Tace la commedia, la vividezza del ritorno di un futuro semplice incostante, ad un punto dal presente, forse un passo d'imperfetto dell'iperbole anteriore. Lista il foglio bianco antico, che si schiara biancocadmo, perlescenza biancofumo, invisibile catrame, come polvere oltremare. Va in tondo esagonale l'illusione del confronto, imperdonabile retrivo di modelli superati, prospettive del frastaglio del larice mutante. (Outer Space)
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Scritto da Utente anonimo
Il 25/06/2024 alle ore 17:07
Verissimo
Scritto da
Tellina
Il 09/06/2024 alle ore 06:50
È vero, per questo non dobbiamo mai far morire il bambino che è dentro ognuno di noi, così come loro, anche noi avremo una vita a colori.
Scritto da
Monica
Il 06/06/2024 alle ore 10:56
Una divertente metafora per ricordarci di non farci schiacciare dalle avversità e essere sempre pronte a lottare per ciò che vogliamo.
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