Frase di Thea Matera
Rinfresca la marea su vecchi girasoli, il tempo s'affaccia alla finestra sul tremitìo di specchi, e nel cuore di foreste s'ammuffa la lineata stanca, sbuffa sui bulbi innacquati, nella cuna della baia annerrita su gomiti di salgemma. A ridosso del biancospino un romorio di ghiande, di pioggia sulle serrature, di gàlbuli crespati di neve nella costura di lune traverse. Sporge il giglio sull'unghia di calce, si scompone il lezzo amarantino sulla fronte di un mago dipinto nell'orlo di legno, scompare nel lago di cerchi impetrati, si sversa in dotti di trecce navigati dall'ignoto sopra un corpo di diamante. (MAGNALIA)
Inserita il 27/02/2022 alle ore 16:28
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Frasi affini
Oggi su Marte mi sfiora la tempesta, non c'è che un filo d'erba a scompigliare nuvole conchiuse in granati barattoli di vetro, i colori sono pozze di ematite solchi nel concavo riflesso di rosa acquamarina... Cieli di polvere sovrastano dissepolte lampide, si schiudono ossidate ali di rupicole, come viluppo di quarzosi cràspedi l'eco di luce si raccoglie sui soffitti. Cos'era la musica se non un tonfo sordo, un tinnulo di asteri sul giglio di mare... La vita esplode nel grembo della luna sull'orma intatta di puntellate valli, allo Zènith s'impolvera lo storno, la filza di lumache discioglie il brivio di aceraie, l'anello della maglia incartoccia sulle teste i ninnoli di pietra prima che affoghi in dogli di titanio la rena di cellulosa. Mi parlarono di docili chelonie, ocracei ciottoli e spati di viandanti, di gerbere nel raggio di lanugiosi palmi, la diaspora di macine e di armenti. Era il cinabro pelago un nicchio di calille nel cielo che s'infosca sul piumaccio, dove sopravvive la cocciniglia, e la lantana, sotto teche d'eliodoro; distinguo dalla specola il perno della ruota, l'ultimo nome inciso nella secca, si vetrifica il lago di scarlatti brani dove hai colto invaiati pummeli, l'avito gesmino e la catalpa, l'assecchita pieve e l'amaranto. Ricadono i pensieri come forme di alveari, in silico si foggia l'agapanto il dismentato stazzo, smatassati tomboli di romite nebule si sperdono in liquate florescenze, nella rifusa lacrima del Firmamento. ZYKLUS (Life On Mars)
Inserita il 29/09/2022 alle ore 09:14
S'è distanziata l'ombra dalla meridiana, gira sul fuso il mondo e la sua ruota, - siffatti l'àncora ed il calcagno - sulla prodaia, fissati come chiodi, flagrano capelluti sfagni. Chiude gli occhi, tutto tace, sulla provenda, plicata a dense strisce, mansueta scorre l'anima in un corpo di limace. Senza riposo rotava il chiurlo, girava sul pennone come goccio l'astrolabio, si salvò il pompelmo fra le rose, in mare aperto il periplo a levante decantava il blu di Prussia del piumaggio. Dalla sediòla scambiò per apparenza il pianto di cicale, di solito non liquefa la foglia la confidenza fatta, come un sorriso di traverso fa la pesta di caprini, dall'abbaino, in disparte, raffila un arrotino il disegno delle nasse. In crogioli e matracci distillava il senso delle cose, temperava nel piatto la sua mela, s'affacciavano nella controra, come due occhi, gli orologi, e non si sperde - dagli tempo - sconnesso il solido in due punti... scese a pennello il guscio sull'artista, la rara convinzione di fragorose nuvole, la mola che sfugge all'orma di due distinte fragole. Sa di sale - è già partita - l'onda disciolta come neve, dove la voce diventa bosco, insetto che disvuole l'acqua di garofani, mutavano le triglie nell'acquaio, la fibra dell'alga sulla scrivania. Che fine ha fatto, disteso, appollaiato sul ramo di camoscio, adiacente all'ago della bussola divorava fino all'ultima parola, semmai disfece la coerenza il polline sulla veranda, s'aggiunse pure in là della pagliola il cespo millefoglie di lattuga; chissà se il cembalista suonerà le prime sette note del notturno, accresce in lui la netta meraviglia di sfuse primavere nei bistrot, nei graffiti sulle porte dei mètro. PASCORE (Eingedenken).
Inserita il 20/03/2023 alle ore 15:32
Nell'iride spicca il taglio, la feritoia di velluto, lo smeriglio di lucerne. Sembiante la crepa d'ossidiana al fondo dell'imbuto, il baco pesco alla cuna di lìlac. Nel lezzo della gronda una radura inerte, si dislega la torma di ricci nella minugia dello spino, di violati simulacri, nel portento della nuvolaglia si sfila il fuoco della torcia. Un profumo di latte si schiara tra i denti, l'aroma di cenere di baci accollati s'abbuia nella falce di luna rossa. Nell'ombrìa del sopraccièlo màrmore, un istrice s'allinea all'acquitrino tosco, nella vertebra di torba un ricordo di colori. FANTASMA CIECO IN UN OCEANO DI TERRA (Zemblanity) (NO TO WAR, YES TO DREAMS)
Inserita il 14/03/2022 alle ore 20:19
Vedi Gregor come si sbricia la pagina del tempo, ti specchi nell'amore nell'occhio che s'incurva, si stenebra lo scheggio, dell'inope vigliaccio non resta che uno stocco, questa estraneità della bellezza, dell'armonia stravolta in un catino di mondiglia. E si affannava in petto il suono della cetra, il movimento di abscisse code, nell'agoraio sparve un velario di cetonie; alla pispillòria si oppose il gracidio di raganelle, al chiòccio un sommerso sibilo. Non so se più sofferse a conciliare il mortaio col pestello, tùrbinava sul viale lo sfoglio della spera, enfiava sul ciglio un mielato di lapilli, neppure le radici s'avvitavano al torpeo calcagno, ai rugginiti corrimani, a chi s'illuse di trovare linfa nelle lame di dubbiati arcani. Non di rado nel carnet s'arresta la grammuffa del parolaio, la gravezza della quiete in bigie rubrìche, in un pulviscolo di nomi ti smemorò il serrato ghigno. Sdruccioli greppi trafiggono il tempo ed il suo giogo, sortiva in esso un sogno il rostro del cappello sulla fronte; l'arte non ritempra la gabola di stilèmi lo svàrio di parole rare nel folto della crepa, non scevra il disgrammato peso sullo sfondo, il respiro denso della melitèa sulla plafoniera. IL SENSO BREVE DELLA FORMA (Wabi-sabi)
Inserita il 02/08/2022 alle ore 08:55
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Scritto da Utente anonimo
Il 20/11/2024 alle ore 23:22
Devo dire che sono d'accordo, è un'occupazione solitaria da svolgere con estrema abnegazione. Eppure, avere qualcuno che ama quello che scrivi e che fa il tifo per te, per quanto possa sembrare banale, fa davvero una grande differenza.
Grazie maestro.
Matteo
Scritto da Utente anonimo
Il 15/11/2024 alle ore 08:56
Stupenda. Poetica. Si sente tutto il rumore del silenzio in una storia che finisce; il telefono che non squilla...il cuore che non batte piu'
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